David Kato Kisule, uno dei principali attivisti per i diritti LGBT in Uganda, è stato barbaramente ucciso ieri pomeriggio, in circostanze ancora da chiarire, all’interno della sua abitazione, a Kampala. Il 16 ottobre scorso la rivista ugandese Rolling Stones aveva pubblicato in prima pagina la sua foto, assieme a quella di altri 99 attivisti omosessuali ugandesi, chiedendone l’arresto.
Avevo conosciuto David lo scorso febbraio, alla Fifth Dublin Platform for Human Rights Defenders organizzata a Dublino da Front Line, in collaborazione con l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani. Eravamo 100 attivisti considerati a rischio di vita nel mondo: con me e David c’erano altre persone straordinarie che oggi non ci sono più, tra cui Bety Cariño, assassinata in Messico il 27 aprile 2010, e Georges Kanuma, leader della comunità LGBT in Burundi con cui avevo stretto un’amicizia straordinaria che mi rimarrà sempre nel cuore, scomparso per negligenze mediche sempre nell’aprile scorso.
Negli occhi di David si intravedeva il dolore: un dolore radicato nel cuore per la sua gente, per coloro che ogni giorno vivevano sulla propria pelle le sevizie della discriminazione, della paura, dell’isolamento. Un dolore che era corroborato dalla voglia di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra tutti gli esseri umani.
I suoi occhi luccicavano di malinconia, ma non nascondevano la forza di un uomo straordinario, pronto a dare la sua vita per tutelare i più deboli, pronto a privarsi di qualcosa per assistere i più bisognosi, pronto ad affrontare anche il più temibile degli avversari pur di difendere la propria opinione e così quella dell’altro.
Ricordo una cosa che sia David Kato che Georges Kanuma mi ripeterono a Dublino, quando fu il momento di salutarci e separarci per tornare nei nostri rispettivi Paesi: “E’ dura, ma la nostra gente ha bisogno di noi. Non dobbiamo deluderli né abbandonarli: solo stando loro accanto, solo continuando la nostra lotta quotidiana per i loro diritti, potremmo vivere seguendo la nostra mission”. E avevano ragione.
Porterò l’insegnamento di David e Georges nel cuore, cercando di seguire al meglio i loro insegnamenti come l’ispirazione più nobile per affrontare la vita. Grazie, caro David, grazie di essere stato tra noi. Ci mancherai.
Articolo di Matteo Pegoraro
Avevo conosciuto David lo scorso febbraio, alla Fifth Dublin Platform for Human Rights Defenders organizzata a Dublino da Front Line, in collaborazione con l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani. Eravamo 100 attivisti considerati a rischio di vita nel mondo: con me e David c’erano altre persone straordinarie che oggi non ci sono più, tra cui Bety Cariño, assassinata in Messico il 27 aprile 2010, e Georges Kanuma, leader della comunità LGBT in Burundi con cui avevo stretto un’amicizia straordinaria che mi rimarrà sempre nel cuore, scomparso per negligenze mediche sempre nell’aprile scorso.
Negli occhi di David si intravedeva il dolore: un dolore radicato nel cuore per la sua gente, per coloro che ogni giorno vivevano sulla propria pelle le sevizie della discriminazione, della paura, dell’isolamento. Un dolore che era corroborato dalla voglia di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra tutti gli esseri umani.
I suoi occhi luccicavano di malinconia, ma non nascondevano la forza di un uomo straordinario, pronto a dare la sua vita per tutelare i più deboli, pronto a privarsi di qualcosa per assistere i più bisognosi, pronto ad affrontare anche il più temibile degli avversari pur di difendere la propria opinione e così quella dell’altro.
Ricordo una cosa che sia David Kato che Georges Kanuma mi ripeterono a Dublino, quando fu il momento di salutarci e separarci per tornare nei nostri rispettivi Paesi: “E’ dura, ma la nostra gente ha bisogno di noi. Non dobbiamo deluderli né abbandonarli: solo stando loro accanto, solo continuando la nostra lotta quotidiana per i loro diritti, potremmo vivere seguendo la nostra mission”. E avevano ragione.
Porterò l’insegnamento di David e Georges nel cuore, cercando di seguire al meglio i loro insegnamenti come l’ispirazione più nobile per affrontare la vita. Grazie, caro David, grazie di essere stato tra noi. Ci mancherai.
Articolo di Matteo Pegoraro