Arcigay Pianeta Urano Verona scrive al Senatore (PDL) Carlo Giovanardi, dopo la sua orrenda uscita sul "bacio lesbico".
Gentile Senatore,
non prendiamo oggi la parola per replicare, punto per punto, alle sue più recenti esternazioni sul tema dell'omosessualità. Siamo pienamente consapevoli dei meccanismi mediatici vigenti in questo Paese e dei benefici, in termini di visibilità, che può trarre da dichiarazioni ad effetto, meglio ancora se di stampo reazionario e atte a solleticare l'atavica propensione all'intolleranza di una – ahinoi – larga fetta della popolazione italiana, qualunque personaggio non più sulla cresta dell'onda, che si tratti di cantanti sanremesi o di ex esponenti di governo.
Gentile Senatore,
non prendiamo oggi la parola per replicare, punto per punto, alle sue più recenti esternazioni sul tema dell'omosessualità. Siamo pienamente consapevoli dei meccanismi mediatici vigenti in questo Paese e dei benefici, in termini di visibilità, che può trarre da dichiarazioni ad effetto, meglio ancora se di stampo reazionario e atte a solleticare l'atavica propensione all'intolleranza di una – ahinoi – larga fetta della popolazione italiana, qualunque personaggio non più sulla cresta dell'onda, che si tratti di cantanti sanremesi o di ex esponenti di governo.
Prova ne è il presente intervento, che ci sta rendendo complici, nostro malgrado, di tali meccanismi, in un'epoca storica in cui sarebbe al contrario urgente dare voce a istanze che non riescono con la stessa facilità ad attirare l'attenzione dei media. Pensiamo a realtà tutt'altro che rare nelle provincie di Verona e Vicenza, che il nostro comitato ha l'onore di rappresentare: giovani, ragazzi e ragazze, costretti all'isolamento e resi ancora più fragili dall'attuale congiuntura economica, che lungi dal favorire la loro indipendenza e la realizzazione dei loro progetti di vita li vincola a famiglie all'interno delle quali si sentono estranei e male accetti; anziani omosessuali (poiché ne esistono, e molti) che si trascinano dietro il peso di una vita trascorsa nella negazione di sé e nella vergogna, senza che l'arrivo di tempi relativamente più liberali abbia contribuito ad alleviare la loro solitudine; e infine, più banalmente, coppie potenzialmente felici che a San Valentino non potranno manifestare liberamente il loro affetto senza che si abbatta su di loro lo stigma di una società educata, da lei come da molti altri suoi colleghi, ad umiliare e a disprezzare l'espressione di sentimenti che nulla hanno a che vedere con funzioni corporali come quelle da lei evocate.Troviamo avvilente che realtà a tal punto complesse e meritevoli di rispetto vengano ridotte ad una questione di organi utilizzati più o meno correttamente o di orifizi di varia natura, come se l'omosessualità non comportasse anche, e forse principalmente, l'omoaffettività. Troviamo rivoltante che il nostro essere più profondo, ciò che plasma e condiziona – che lo si voglia o meno – numerosi e non secondari aspetti della nostra esistenza, a partire dal nostro rapportarci al mondo esterno, serva da pretesto a dichiarazioni di pessimo gusto o a considerazioni moralistiche spicciole, che nemmeno rendono onore – crediamo – al patrimonio culturale del cristianesimo che lei ritiene probabilmente di contribuire a salvaguardare, ignorando che proprio tale atteggiamento di ostinata e miope chiusura, non più condiviso dalla maggioranza dei credenti in Italia, rischia di nuocere alla causa di questa religione, che non è nata per accanirsi contro chi, come detto, già si trova in gravi condizioni di isolamento, di discriminazione e di sofferenza, né tanto meno può appiattirsi sul versante opposto rispetto alla spiritualità, quello appunto delle funzioni corporali, degli organi e degli orifizi.Auspichiamo pertanto, per concludere, che in futuro il dialogo con chi come lei rappresenta le istituzioni di questo Paese possa svolgersi con modalità maggiormente rispettose della dignità umana e con l'impiego di argomentazioni più consone ad una tematica assai più articolata e profonda di quanto lei voglia credere, e sulla quale la invitiamo a documentarsi senza preconcetti o preclusioni.Nella speranza che le nostre parole trovino ascolto, le porgiamo i nostri più cordiali saluti. Verona, 14 febbraio 2012
Per il Comitato Arcigay Pianeta Urano Verona
Michele Breveglieri
Laura Pesce
Giovanna Bassan
Daniele Speziari
Raffaele Ladu
Zeno Menegazzi
Fabrizio Collareda
nonostante la scarsa considerazione in cui meriterebbe di essere tenuto il personaggio, abbiamo comunque ritenuto di reagire alle più recenti dichiarazioni dell'ex esponente del governo Berlusconi, Carlo Giovanardi. Vi mando di seguito: (1) la nostra risposta; (2) una versione leggermente modificata che ciascuno/a di voi può copiare e incollare e inviare all'indirizzo: giovanardi_c@posta.senato.it .
Scrivete anche voi al Senatore Giovanardi!
Per il Comitato Arcigay Pianeta Urano Verona
Michele Breveglieri
Laura Pesce
Giovanna Bassan
Daniele Speziari
Raffaele Ladu
Zeno Menegazzi
Fabrizio Collareda
nonostante la scarsa considerazione in cui meriterebbe di essere tenuto il personaggio, abbiamo comunque ritenuto di reagire alle più recenti dichiarazioni dell'ex esponente del governo Berlusconi, Carlo Giovanardi. Vi mando di seguito: (1) la nostra risposta; (2) una versione leggermente modificata che ciascuno/a di voi può copiare e incollare e inviare all'indirizzo: giovanardi_c@posta.senato.it .
Scrivete anche voi al Senatore Giovanardi!
(Testo Modello)
Verona, 14 febbraio 2012
Gentile Senatore,
mi rivolgo a lei per replicare, punto per punto, alle sue più recenti esternazioni sul tema dell'omosessualità. Come tutti, sono pienamente consapevole dei meccanismi mediatici vigenti in questo Paese e dei benefici, in termini di visibilità, che può trarre da dichiarazioni ad effetto, meglio ancora se di stampo reazionario e atte a solleticare l'atavica propensione all'intolleranza di una – ahimè – larga fetta della popolazione italiana, qualunque personaggio non più sulla cresta dell'onda, che si tratti di cantanti sanremesi o di ex esponenti di governo. Prova ne è il presente messaggio, che mi sta rendendo complice, mio malgrado, di tali meccanismi, in un'epoca storica in cui sarebbe al contrario urgente dare voce a istanze che non riescono con la stessa facilità ad attirare l'attenzione dei media. Penso a realtà tutt'altro che rare nelle varie provincie italiane: giovani, ragazzi e ragazze, costretti all'isolamento e resi ancora più fragili dall'attuale congiuntura economica, che lungi dal favorire la loro indipendenza e la realizzazione dei loro progetti di vita li vincola a famiglie all'interno delle quali si sentono estranei e male accetti; anziani omosessuali (poiché ne esistono) che si trascinano dietro il peso di una vita trascorsa nella negazione di sé e nella vergogna, senza che l'arrivo di tempi relativamente più liberali abbia contribuito ad alleviare la loro solitudine; e infine, più banalmente, coppie potenzialmente felici che a San Valentino non possono manifestare liberamente il loro affetto senza che si abbatta su di loro lo stigma di una società educata, da lei come da molti altri suoi colleghi, ad umiliare e a disprezzare l'espressione di sentimenti che nulla hanno a che vedere con funzioni corporali come quelle da lei evocate.
Trovo francamente avvilente che realtà a tal punto complesse e meritevoli di rispetto vengano ridotte ad una questione di organi utilizzati più o meno correttamente o di orifizi di varia natura, come se l'omosessualità non comportasse anche, e forse principalmente, l'omoaffettività. Trovo allo stesso modo rivoltante che il nostro essere più profondo, ciò che plasma e condiziona – che lo si voglia o meno – numerosi e non secondari aspetti della nostra esistenza di omosessuali, a partire dal nostro rapportarci al mondo esterno, serva da pretesto a dichiarazioni di pessimo gusto o a considerazioni moralistiche spicciole, che nemmeno rendono onore – credo – al patrimonio culturale del cristianesimo che lei ritiene probabilmente di contribuire a salvaguardare, ignorando che proprio tale atteggiamento di ostinata e miope chiusura, non più condiviso dalla maggioranza dei credenti in Italia, rischia di nuocere alla causa di questa religione, che non è nata per accanirsi contro chi, come detto, già si trova in gravi condizioni di isolamento, di discriminazione e di sofferenza, né tanto meno può appiattirsi sul versante opposto rispetto alla spiritualità, quello appunto delle funzioni corporali, degli organi e degli orifizi.
Auspico pertanto, per concludere, che in futuro il dialogo fra la nostra comunità e chi come lei rappresenta le istituzioni di questo Paese possa svolgersi con modalità maggiormente rispettose della dignità umana e con l'impiego di argomentazioni più consone ad una tematica assai più articolata e profonda di quanto lei voglia credere, e sulla quale la inviterei a documentarsi senza preconcetti o preclusioni.
Nella speranza che le mie parole trovino ascolto, le porgo i nostri più cordiali saluti.
Verona, 14 febbraio 2012
Gentile Senatore,
mi rivolgo a lei per replicare, punto per punto, alle sue più recenti esternazioni sul tema dell'omosessualità. Come tutti, sono pienamente consapevole dei meccanismi mediatici vigenti in questo Paese e dei benefici, in termini di visibilità, che può trarre da dichiarazioni ad effetto, meglio ancora se di stampo reazionario e atte a solleticare l'atavica propensione all'intolleranza di una – ahimè – larga fetta della popolazione italiana, qualunque personaggio non più sulla cresta dell'onda, che si tratti di cantanti sanremesi o di ex esponenti di governo. Prova ne è il presente messaggio, che mi sta rendendo complice, mio malgrado, di tali meccanismi, in un'epoca storica in cui sarebbe al contrario urgente dare voce a istanze che non riescono con la stessa facilità ad attirare l'attenzione dei media. Penso a realtà tutt'altro che rare nelle varie provincie italiane: giovani, ragazzi e ragazze, costretti all'isolamento e resi ancora più fragili dall'attuale congiuntura economica, che lungi dal favorire la loro indipendenza e la realizzazione dei loro progetti di vita li vincola a famiglie all'interno delle quali si sentono estranei e male accetti; anziani omosessuali (poiché ne esistono) che si trascinano dietro il peso di una vita trascorsa nella negazione di sé e nella vergogna, senza che l'arrivo di tempi relativamente più liberali abbia contribuito ad alleviare la loro solitudine; e infine, più banalmente, coppie potenzialmente felici che a San Valentino non possono manifestare liberamente il loro affetto senza che si abbatta su di loro lo stigma di una società educata, da lei come da molti altri suoi colleghi, ad umiliare e a disprezzare l'espressione di sentimenti che nulla hanno a che vedere con funzioni corporali come quelle da lei evocate.
Trovo francamente avvilente che realtà a tal punto complesse e meritevoli di rispetto vengano ridotte ad una questione di organi utilizzati più o meno correttamente o di orifizi di varia natura, come se l'omosessualità non comportasse anche, e forse principalmente, l'omoaffettività. Trovo allo stesso modo rivoltante che il nostro essere più profondo, ciò che plasma e condiziona – che lo si voglia o meno – numerosi e non secondari aspetti della nostra esistenza di omosessuali, a partire dal nostro rapportarci al mondo esterno, serva da pretesto a dichiarazioni di pessimo gusto o a considerazioni moralistiche spicciole, che nemmeno rendono onore – credo – al patrimonio culturale del cristianesimo che lei ritiene probabilmente di contribuire a salvaguardare, ignorando che proprio tale atteggiamento di ostinata e miope chiusura, non più condiviso dalla maggioranza dei credenti in Italia, rischia di nuocere alla causa di questa religione, che non è nata per accanirsi contro chi, come detto, già si trova in gravi condizioni di isolamento, di discriminazione e di sofferenza, né tanto meno può appiattirsi sul versante opposto rispetto alla spiritualità, quello appunto delle funzioni corporali, degli organi e degli orifizi.
Auspico pertanto, per concludere, che in futuro il dialogo fra la nostra comunità e chi come lei rappresenta le istituzioni di questo Paese possa svolgersi con modalità maggiormente rispettose della dignità umana e con l'impiego di argomentazioni più consone ad una tematica assai più articolata e profonda di quanto lei voglia credere, e sulla quale la inviterei a documentarsi senza preconcetti o preclusioni.
Nella speranza che le mie parole trovino ascolto, le porgo i nostri più cordiali saluti.