Conferenza IGLYO 2008 in Italia

Dal 12 al 19 Ottobre 2008 la città di Torino ospiterà la Conferenza annuale di IGLYO, Organizzazione Internazionale dei Giovani e Studenti Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender. Questo evento vede la collaborazione diretta di ARCIGAY.
IGLYO da 25 anni riunisce i giovani e gli studenti omosessuali di oltre quaranta paesi. Alla Conferenza di Torino parteciperanno decine di ragazze e ragazzi provenienti dalla Russia alla Spagna. Il tema della conferenza è "Lo sviluppo di strategie innovative per combattere l'omofobia".
IGLYO ha di recente presentato al Parlamento Europeo un'indagine che rivela come due ragazzi omosessuali su tre (61.2 per cento) subiscono discriminazioni a scuola, uno su due (51.2 per cento) in famiglia, uno su tre (29.8 per cento) nel gruppo dei pari.
"Questi dati rivelano – sottolinea Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay - come siano urgenti politiche serie di intervento contro il bullismo omofobico anche nella scuola italiana e un sostegno formativo alle famiglie di conoscenza dei differenti orientamenti sessuali".
"Questa Conferenza vuole segnare un passo avanti verso la costruzione di sinergie tra le politiche delle istituzioni, i servizi sociali e il lavoro delle organizzazioni omosessuali" - sono le parole di Claire Anderson del direttivo IGLYO.
Fabio Saccà, responsabile della Rete Giovani Arcigay aggiunge: "Siamo orgogliosi di portare un po' di Europa nel nostro paese! L'Italia è tra gli ultimi paesi europei a non avere alcuno strumento per eliminare l'odiosa discriminazione verso i cittadini omosessuali."

L'evento avrà il sostegno della Fondazione Europea dei Giovani, di Arcigay, e del Comitato Provinciale "Ottavio Mai" di Torino.
per maggiori informazioni http://www.iglyo.com/

Notizia anche su: http://www.arcigay.it/conferenza-iglyo-torino-2008

LETTERA APERTA AL SINDACO DI VILLAFRANCA

Egregio Sig. Sindaco,

Le scriviamo in merito alla vicenda Circolo Pink-Arci Kroen, sulla loro manifestazione di domenica scorsa e sul dibattito emerso di conseguenza anche in questi giorni di ferie imminenti.
Come Arcigay e Arcilesbica, ci siamo finora tenuti in silenzio e in disparte, perché nel rispetto dell’autonomia di ogni associazione, abbiamo ritenuto che l’organizzazione del “Sunday Pink Pride” riguardasse un’iniziativa privata del Circolo Pink, in quanto quell’evento era una festa da loro organizzata e rivolta al loro circuito, senza il coinvolgimento diretto dell’intero movimento
LGBT* veronese. Siamo convinti però, che la manifestazione svoltasi davanti al Municipio Domenica scorsa, abbia aperto una discussione importante e non più rinviabile sulla presenza delle persone Lesbiche,gay, bisessuali e transessuali nelle nostre realtà di provincia.
Come lei sa benissimo, l’Italia è il paese dei mille campanili, la maggior parte della popolazione vive fuori dalle grandi aree urbane e con questa anche la presenza LGBT*.
Presenza numerica rilevante, dal 5 a 10% della popolazione, dati forniti dell’O.M.S.(organizzazione Mondiale della Sanità) che non possono essere ignorati. Una amministrazione, a prescindere dal colore politico o schierameto di appartenenza, deve pensare ad amministrare per il bene e la qualità della vita di tutti, ma proprio tutti i suoi cittadini. Per questo principio, deve, secondo noi, valutare e andare incontro anche alle esigenze di comunità specifiche. Non importa se tali comunità sono più o meno grandi, più o meno simpatiche / antipatiche alla maggioranza della società.
Nel resto d’Europa, sopprattutto in quei paesi dove sono state approvate importanti leggi sull’eguaglianza e la tutela delle persone
con diverso orientamento sessuale ed affettivo, si dice e sostiene che una società è DEMOCRATICA e CIVILE, in base a come tratta LE DONNE e GLI OMOSESSUALI, almeno secondo i parametri occidentali e liberali.
Villafranca è dopo il capoluogo Verona la città più popolosa della nostra provincia, è una città ricca e piena di gente laboriosa che ha fatto crescere la città negli anni e continua a farlo.
Di questa crescita sono artefici ogni giorno anche moltissimi cittadini e cittadine LGBT*, che spesso lavorano nell’ombra e nell’anonimato a fianco di amici, colleghi e parenti eterosessuali, che nella maggior parte dei casi ignorano la loro condizione.
Cittadini/e che sono costretti a spostarsi da Villafranca per vivere la loro “normale” condizione omosessuale, i loro affetti e i loro desideri, diventando così corpi estranei al tessuto sociale in cui vivono e lavorano.
Per questo Signor Sindaco, Le chiediamo di riflettere su questa lettera e su quanto è successo, perché siamo convinti che quella parte della sua popolazione, quel 5-10 % di suoi concittadini (molti dei quali probabilmente suoi elettori), al di là dei permessi e “motivi di conformità urbanistica” si sono sentiti all’improvviso, bollare come NON GRADITI dalla loro stessa città, dalla loro stessa amministrazione. E questo non è un bene per l’intera collettività di Villafranca, perché l’emarginazione , la discriminazione o la violenza (verbale o fisica che sia) contro gli omosessuali non colpiscono solo le persone in quanto tali, ma feriscono assai pesantemente i loro genitori, i loro fratelli ed amici, le loro FAMIGLIE.
E’ questo che vogliamo Signor Sindaco?
Per concludere, le comunichiamo che le nostre associazioni sono sempre disponibili ad un dialogo e ad incontri costruttivi per mettere in cantiere progetti, iniziative o altro, volti al miglioramento della qualità della vita per tutti i cittadini. Perché l’omosessualità
non è né una malattia contagiosa né una depravazione immorale. E’ solo un modo di essere, diverso, ma non per questo meno degno di rispetto e di tutela.

Zeno Menegazzi - Presidente

Verona, 17 Luglio 2008
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La lettera potete scaricarla anche in formato PDF

* Pubblicata anche su: Gruppo Beppe Grillo di Villafranca

Arcigay Verona sul Lazzaretto

Spett. Giornale L’ARENA, scriviamo in riferimento all’articolo pubblicato sul vostro quotidiano in data 16 Luglio 2008 dall titolo: LAZZARETTO DIMENTICATO FRA ROVINE E DEGRADO a firma Giorgia Cozzolino.

SUL LAZZARETTO TROPPO PANICO MORALE E PIU’ DI UN SOSPETTO

Ci rendiamo conto che la finta bomboniera veronese non è la Amsterdam in cui un recente regolamento di polizia municipale ha “depenalizzato” il sesso nei parchi pubblici purché lo si faccia lontano dagli sguardi di chi potrebbe non gradire. E’ evidente che l’italica e padana passione per il panico sociale e morale non è il pragmatismo regolamentare olandese. Tuttavia questo continuo
insistere sui luoghi di incontro (foss’anche di sesso) tra uomini è un po’ sospetto e pericoloso: l’ultimo caso è l’articolo da voi pubblicato sulla questione del Lazzaretto.
E’ sospetta la mancanza di approfondimento sulla storia di questi luoghi, che risalgono ai primi passi della vita gay “clandestina” anche e soprattutto in questa città, non troppi anni fa quando non esistevano locali e circuiti commerciali, o tantomeno associazioni e internet, e le persone omosessuali erano “costrette” a ritrovare la propria identità e sessualità tra gli anfratti clandestini del lazzaretto o di altri luoghi di incontro all’aperto, lontani dagli sguardi degli amici, dei conoscenti, dei famigliari, dei vicini. Cosa che per alcuni è purtroppo ancora una regola di vita.
E’ sospetta la totale mancanza di una riflessione pragmatica su una realtà che è molto più generale ed equipara omosessuali ed eterosessuali nell’uso dei luoghi pubblici per gli incontri sessuali: le Torricelle, ad esempio, sono da sempre conosciute come luogo dove coppie eterosessuali vanno a riparare in macchina per fare ciò che non possono fare a casa propria sotto lo sguardo dei genitori o dei partner. Ma non abbiamo mai avuto il piacere di leggere articoloni sul degrado morale delle Torricelle, nonostante in certi luoghi fazzolettini e preservativi usati si sprechino. E’ sospetta la solerzia con cui si dipinge il solito quadretto sordido e allarmistico che equipara degrado e abbandono, pratiche nudiste estive, prostituzione immigrata, violenza e omosessualità, quasi a richiamare puntuale l’ennesima scure del sindaco che non dubitiamo si abbatterà, soprattutto se qualcuno potrà farci ghiotti affari privati mettendo tra parentesi qualche vincolo di troppo, com’è già accaduto al Lux o alle Cartiere. Con la giunta Tosi “lotta al degrado” non vuol dire recupero di bene pubblico: vuol dire affari privati indisturbati, più c’è degrado più si faranno affari indisturbati. In questo clima di panico morale si perde ogni sensibilità e visione sui mille atti di intimidazione e violenza fisica che in questi luoghi avvengono a danno delle persone omosessuali sfruttandone la caratteristica “invisibilità”, spesso richiamati proprio da notizie di stampa che fungono da legittimazione e da mappa per la caccia alle streghe morali della città. E i rari articoli su questi avvenimenti, a firma solitamente di Alessandra Vaccari, sembrano più un morboso appello all’intervento della forza pubblica per spazzare via il degrado morale, che una sincera preoccupazione per l’incolumità e il diritto alla sicurezza di alcuni nostri concittadini.
Come Arcigay siamo anche noi convinti che il Lazzaretto dovrebbe rientrare in un’opera di riqualificazione urbanistica e ambientale intelligente, essere bonificato dalle bombe inesplose e risistemato, perché è un bellissimo sito e come tale dovrebbe essere fruibile da tutti come parco attrezzato rispettoso delle caratteristiche storiche e ambientali del luogo. Ma se l’alternativa al luogo di incontro gay o di nudisti è l’affarismo speculativo che vorrebbe farci faraonici impianti sportivi in riva all’Adige, allora francamente preferiamo un Lazzaretto pubblico e allo stato brado.

Zeno Menegazzi - Presidente

Verona, 17 Luglio 2008

Lazzaretto: Patrimonio dimenticato

PATRIMONIO ABBANDONATO. La grande zona verde a Porto San Pancrazio resta inutilizzabile. Ogni tanto si parla di piani di recupero, poi se ne perdono le tracce

Lazzaretto dimenticato fra rovine e degradoIncontri «proibiti» fra le erbacce e i ruderi del tempietto sammicheliano In tutta l’area sarebbe vietato l’accesso per la presenza di residuati bellici

L'Arena - mercoledi 16 Luglio 2008 - Giorgia Cozzolino

Passa il tempo, ma non il degrado. A distanza di tre anni dalla nostra ultima inchiesta sul Lazzaretto, siamo andati a vedere se qualcosa è cambiato tra le rovine dell’antico nosocomio immerso nel verde a Porto San Pancrazio. Nel settembre del 2005, infatti, avevamo denunciato il fatto che l’area considerata pericolosa, perché non bonificata dagli ordigni bellici, è abbandonata ma non recintata, quindi facilmente accessibile. Una splendida zona a ridosso dell’Adige che bene si presterebbe ad attività sportive e ricreative è invece considerata «off limits» dalle famiglie in quanto si tratta di uno dei ritrovi gay più frequentati. Tra i ruderi delle cellette e del tempio del Lazzaretto si consumano infatti incontri a luci rossa tra uomini. Alcuni sono giovani e prestanti stranieri in cerca di un facile guadagno, altri sono veronesi, alcuni attempati e altri di bell’aspetto, in cerca di un rapporto fugace. Ma con la bella stagione, il tempio e l’argine dell’Adige si trasformano anche in un luogo ideale per l’abbronzatura totale. Passeggiando nella zona, guardati a vista con sospetto, incontriamo infatti due uomini completamente nudi che prendono la tintarella sdraiati sul marmo del tempietto. Tra le porte di un campo da calcio abbandonato e le erbacce alte, si snodano tutta una serie di percorsi battuti che conducono ad anfratti isolati, coperti dalla vegetazione e dai ruderi della struttura. E in ognuno di questi angoli è facile capire dove si consumano gli incontri: basta gettare un occhio a terra per notare le tracce del passaggio. La strada che porta al Lazzaretto è chiusa da una sbarra: infatti le auto dei frequentatori sono tutte parcheggiate sul ciglio della strada. Da lì si può proseguire solamente a piedi o in bicicletta, ma sono molti i motorini che vi transitano e alcuni trovano sosta tra i cespugli. Da tempo si discute del destino di questa zona: nel corso della passata amministrazione era stato un consigliere circoscrizionale del centrodestra, allora all’opposizione, Simone Dal Forno (An) a sollevare il problema attaccando l’amministrazione Zanotto. Verso la fine della legislatura, alcuni privati avevano presentato un progetto di recupero che intendeva costruire una sorta di cittadella dello sport. Il documento era passato al vaglio della Commissione ed era stato osteggiato dalle associazioni ambientaliste. Ma con lo scadere dell’amministrazione Zanotto si è persa traccia anche di questo intervento. Ora sono in molti a chiedersi se la Giunta Tosi riuscirà a trovare una soluzione per riqualificare il Lazzaretto e riconsegnare a tutti i cittadini un luogo tanto bello

Nessuno tocchi il BolognaPride

di AURELIO MANCUSO

Arcigay esprime la sua solidarietà nei confronti del Comitato organizzatore del BolognaPride del 28 giugno 2008.Sono in atto in questi giorni maldestri tentativi di offuscare una grande e gioiosa manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre 200.000 ragazzi e ragazze, lesbiche, gay e trans da tutta Italia.

A conclusione della manifestazione sono state messe in atto provocazioni politiche da parte di alcune persone che fanno riferimento alla Rete di Facciamo Breccia.Tra queste azioni, si inseriscono il tentativo di salire sul palco da parte di Graziella Bertozzo e un atteggiamento aggressivo, condito da minacce ed insulti, ad opera di un altro gruppo di militanti di Facciamo Breccia, culminato nello schiaffeggiamento del nostro Segretario nazionale Riccardo Gottardi.
Nonostante questo, il nostro fermo giudizio di condanna politica prescinde da ciò che è avvenuto all’individualità di Graziella e, come già più volte scritto, abbiamo reagito pubblicamente dal palco e ci siamo attivati immediatamente affinché fosse rilasciata e non faremo mancare il nostro apporto per fare sì che la vicenda si chiuda nel miglior modo possibile.L’azione di Graziella ha oggettivamente innescato un conflitto di cui bisognerebbe rendersi conto, ma è inaccettabile pensare che Arcigay possa tacere sul fatto che Graziella ha subito un trattamento ingiustificato, sproporzionato ed offensivo della sua dignità di donna e di militante.
Allo stesso modo ci saremmo attesi un’assunzione chiara di responsabilità da parte di chi ha provocato una serie di episodi spiacevoli, che hanno rischiato di inficiare il valore politico di una grande manifestazione nazionale e ci saremmo anche attesi le scuse rispetto al grave episodio di violenza che ha coinvolto Riccardo Gottardi.
Crediamo che proprio il Pride di Catania che si terrà oggi 5 luglio 2008 sia il banco di prova per dimostrare concretamente che si potrà marciare di nuovo insieme, superando l’attuale conflitto nel nome del bene comune e garantendo il rispetto e l’agibilità collettiva e individuale di tutti e di tutte.
Arcigay crede fortemente che il movimento LGBT (lesbico, gay, bisessuale, transgender) italiano abbia bisogno di maturare una consapevolezza nuova per affrontare una fase politica e sociale del paese difficile e che abbia inoltre bisogno che tutte le donne e gli uomini che da decenni si battono per il riconoscimento dei diritti civili e sociali delle persone LGBT tornino uniti.
Arcigay è consapevole di essere la più grande ed importante associazione lesbica e gay italiana e si adopererà quindi affinché siano ripristinate quelle condizioni di confronto civile e di rispetto delle pratiche non violenza indispensabili per riconoscere valore ed interlocuzione tra i vari soggetti.

Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay

Chiarezza su fatti, parole e intenzioni

COMITATO BOLOGNA PRIDE
Chiarezza su fatti, parole e intenzioni


Questo articolo lo trovi anche su:http://www.arcigay.it/tra-bologna-e-catania

Con questo documento il Comitato Bologna Pride intende fare chiarezza su fatti, parole e intenzioni che dalla serata conclusiva del Bologna Pride a oggi si sono susseguite attraverso documenti, email, blog e strumenti di varia natura, dando luogo a interpretazioni e posizionamenti che vanno ben oltre gli accadimenti di sabato 28 giugno.
Desideriamo innanzitutto tenere separati in modo netto la vicenda che ha visto coinvolta Graziella Bertozzo e l'azione di Facciamo Breccia sia sul palco sia dopo il pride
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Posto che:
il Comitato Bologna Pride, come è ovvio, anche se, visto il tono di alcuni interventi degli ultimi giorni, evidentemente serve ribadirlo, possiede e si assume ogni responsabilità politica e organizzativa del pride verso terzi e non mette in discussione che l'intervento della polizia nelle manifestazioni di movimento debba essere assolutamente scongiurato, cercando, per quanto possibile, a meno di non correre rischi per la propria incolumità, di sciogliere le divergenze che sorgono, attraverso la dialettica politica;
la presenza della polizia e la sua collocazione, all'interno di un contesto di manifestazione, è imposta dalle norme di pubblica sicurezza, come noto a chiunque abbia mai organizzato una manifestazione, e il potere di contrattazione dell'organ izzazione è limitatissimo, attenendo solamente ad aspetti logistici del corteo e non incide minimamente sul modo con cui l'autorità pubblica decida di controllare la manifestazione;
a posteriori comprendiamo che sarebbe stato indubbiamente utile ed opportuno affiancare il servizio di gestione della zona transennata attorno al palco, svolto con grande coraggio e impegno dai volontari/e neomilitanti, che ancora una volta ringraziamo per il lavoro svolto, con militanti esperti – così come abbiamo fato per gli ingressi - non solo e non tanto di manifestazioni, ma delle dinamiche e pratiche politiche interne al movimento, al fine non solo di gestire nel modo migliore eventuali problematicità, ma anche per non esporre le/i volontarie/i neomilitanti, a situazioni rispetto a cui non potevano avere i necessari strumenti di valutazione, e per salvaguardare quindi la loro stessa incolumità (morale e fisica);
in un pride, i militanti, nuovi o di lungo corso che siano, non dovrebbero mai sentirsi minacciati, da nessuno, nemmeno, da componenti del movimento LGBT tanto da trovarsi nella condizione di dover chiedere l'intervento della polizia lì presente, come ultima possibilità per gestire una situazione che appare loro ingestibile; e se ciò avviene significa che la questione di una rispettosa e pacifica convivenza tra pratiche politiche diverse non è stata opportunamente trattata, compresa e gestita né a livello dei singoli individui, né a livello di elaborazione complessiva e generale di movimento nelle molteplici sedi che più volte ci siamo dati pe r discutere;
sarà opportuno riflettere quanto prima sulla questione dell'aggressività, di varia natura, che, letta e interpretata in modo diverso da soggetti diversi, è interna a questo movimento, che ha pertanto il dovere di interrogarsi su di essa;
al comitato bologna pride è stato consegnato il mandato di organizzare il pride nazionale, sia nel gennaio 2007 - quando si decise il pride a Roma quell'anno e a bologna nel 2008 – sia nel novembre 2007; è stata individuata un'unica piattaforma politica per i pride grazie allo sforzo degli organizzatori del pride di Bologna e dei pride di Roma Milano Biella Catania; è stata realizzata, su proposta del comitato Bologna pride, una presentazione congiunta della piattaforma rivendicativa che ha presentato al paese un movimento "alleato" di fronte a chi ci vuole aggredire e opprimere.

Riteniamo che:
il comitato bologna pride ha condotto il palco e il pride a partire dalla consapevolezza che ogni pride appartiene alle lesbiche ai gay alle trans ai bisessuali del paese e oltre, appartiene alla diversità di coloro che vi portano il proprio messaggio di liberazione;
gli organizzatori si sono prodigati fino allo sfinimento affinché tutti i numerosi e complicati passaggi che attengono ad una manifestazione di questa portata si svolgessero nel modo più sereno possibile, cercando la condivisione fra tutti i soggetti direttamente interessati che hanno deciso o meno di compiere un percorso comune sia politico sia organizzativo;
stare fuori da questo percorso è una scelta legittima e degna di rispetto; il dissenso è scelta legittima e degna di rispetto; la convivenza all'interno del movimento merita però che la pratica del dissenso venga esplicitata, nel movimento, senza prevaricazioni, che invece Facciamo Breccia in questo caso ha agito; merita quel dialogo che con le istituzioni, laiche o religiose, si può anche scegliere di non avere. Il Comitato bolognapride non è il G8, non è il governo Berlusconi, non è il papa, ma è composto da associazioni che pur con modalità differenti da FB lottano per l'identico fine della liberazione della popolazione LGBT.

Il Comitato Bologna Pride, pertanto:
come ha già dimostrato il 28 giugno sia dal palco sia in questura, ribadisce e chiarisce che è a completa disposizione affinché la vicenda in cui è rimasta coinvolta Graziella Bertozzo si risolva velocemente e positivamente per lei.
Auspichiamo che la pratica dell'assunzione di responsabilità diventi un nuovo contesto di lavoro per tutti/e noi, e che venga agita coerentemente e con beneficio da parte di tutte le molteplici soggettività che fanno di questo movimento quello che oggi è.


In bocca al lupo a Catania! In bocca al lupo a tutte e tutti noi!
Comitato BolognaPride