Da francofilo quale sono, non
potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di una breve vacanza in una delle
città francesi che ancora conoscevo poco: Marsiglia, sede dell'Europride 2013. Avrei
così potuto unire l'utile al dilettevole: manifestare, entrare in
contatto con un movimento LGBT diverso da quello italiano cui sono
abituato, e al contempo concedermi delle escursioni e dei giri per musei
e per i vari siti turistici. Ahimé, soltanto questa seconda parte del
programma può dirsi riuscita, mentre l'Europride in sé si è rivelato un
buco nell'acqua (a voler essere generosi). Già nei giorni immediatamente
precedenti la mia partenza, avevo fiutato un'aria poco promettente: la
sfilata di sabato 20 luglio era infatti stata anticipata da dieci
giorni di eventi di varia natura e da serate in discoteca che, come ho
potuto apprendere dai gruppi Facebook dedicati all'Europride, sono state
spesso annullate con un preavviso minimo, e dopo che molti si erano già
procurati i biglietti. Cambi di programma improvvisi, comunicazione
delle informazioni carente, luoghi degli eventi troppo distanti gli uni
dagli altri, prezzi assurdi... Sotto tiro gli organizzatori, i quali a
loro volta accusavano il Comune, guidato, sembra, da un omofobo che 32
anni fa, da deputato, votò contro la depenalizzazione
dell'omosessualità. Insomma, fin dal 10 luglio, data di inizio
dell'Europride, le polemiche sono state particolarmente infuocate, tanto
da scoraggiare anche persone motivate come me che, non fosse stato per
le spese già sostenute, sarei stato indotto a rinunciare ad imbarcarmi
in qualcosa di tanto fallimentare. Non un commento positivo da parte di
chi stava partecipando alle serate. Ma tant'è: potevo sempre sperare
nella riuscita della sfilata finale.
Effetto ottico sulla piazza del Vieux Port, prima dell'inizio della sfilata |
10.000 partecipanti
secondo la polizia, 50.000 secondo gli organizzatori: questi i numeri
forniti dalla stampa. Numeri molto più vicini a quelli di un pride non
dico nazionale ma addirittura regionale (come quello di Vicenza) che a
quelli di un Europride (a Roma, ricorderete, eravamo un milione!). Quali
le cause di un tale insuccesso? Numerose sono quelle avanzate dai vari
commentatori in rete, e personalmente le ritengo tutte plausibili (e che
ci servano di lezione!). Innanzitutto, la frammentarietà del movimento
LGBT marsigliese, litigioso e incapace di comunicare all'esterno, in
particolare a livello europeo; l'amministrazione comunale, che potrebbe
effettivamente aver messo i bastoni fra le ruote contribuendo a sabotare
un evento di una tale rilevanza internazionale; la scarsa propensione
delle persone LGBT francesi a tornare in piazza a mobilitarsi dopo aver
ottenuto il "mariage pour tou(te)s".
Non
concordo invece con l'opinione di chi sostiene che l'Europride si
sarebbe dovuto svolgere a Parigi e non a Marsiglia. Credo anzi che
questi eventi servano proprio a far progredire contesti che hanno
bisogno di crescere e che presentano particolari problematiche sociali,
piuttosto che a raccogliere milioni di persone in una metropoli che non
ha nulla da guadagnarci. Aggiungo anche che un "Pride del Mediterraneo"
avrebbe avuto un senso enorme, proprio perché questo mare unisce realtà
molto diverse fra loro: non soltanto la Francia del matrimonio
egualitario, ma anche l'Italia e la Grecia degli omosessuali senza
diritti e delle ingerenze delle rispettive chiese, la Turchia in rivolta
contro Erdogan, e il Nord Africa delle "primavere arabe", della deriva
islamista e della persecuzione dell'omosessualità. Quante tematiche si
sarebbero potute affrontare! E invece, questo Europride si è rivelato,
in primo luogo, il pride dei marsigliesi, e nemmeno di tutti. Di
europeo, si è visto ben poco, a mio avviso. Davvero un'occasione
sprecata. Speriamo vada meglio il prossimo anno, a Oslo.
Daniele Speziari
Responsabile Cultura Arcigay Pianeta Urano Verona
Le Sorelle della Perpetua Indulgenza all'ingresso dell'Europride Beach |