Ormai è una pandemia! La "Gender-Isteria" o "genderfobia", ovvero tutta la messa in scena di una ideologia che non esiste per contrastare i diritti lgbt sta diventando una vera e propria ossessione.
Il Consiglio regionale del Veneto approva una mozione di FDI (Fratelli d'Italia) per contrastare il diffondersi dell' "Ideologia del Gender" nelle Scuole. Avrebbero potuto approvarne anche una contro l'invasione aliena che tanto era la stessa cosa.
Il Veneto approva la mozione anti-gender, ai bambini si dovrà dire che è sbagliato essere gay
fonte: Gayburg
Le destre politiche hanno un grande convenienza nel diffondere isteria verso una fantomatica "ideologia gender" che potrebbe portarli a raccattare voti fra i bigotti che temono la diversità. In fondo anche il fascismo fece lo stesso, seminando paura e raccogliendo plausi per la sua persecuzione degli ebrei.
Ma c'è da chiedersi se al giorno d'oggi la politica possa ancora permettersi di mettere a repentaglio la vita di migliaia di persone pur di riuscire ad accaparrarsi una qualche poltrona.
Non esiste alcuna ideologia gender e la scienza è stata categorica nel ribadirlo. Esistono solo movimenti ideologici che usano teorie da loro stessi create per poter giustificare il proprio la discriminazione: dato che non è bello dire che si odiano i gay, allora dicono che vogliono «difendere i bambini» dall'«ideologia gender». Non a caso tutte le rivendicazioni ci mostrano come non esista alcuna causa ed effetto fra chi parla di fantomatiche «scelte» del genere per poi chiedere l'omofobia non sia perseguita o che i figli dei gay siano privati da qualunque diritto civile. Non c'è ragione, solo discriminazione e pregiudizi.
Eppure con 24 voti a favore e 9 contrari il consiglio regionale del Vento ha approvato la vergognosa mozione presentata dal consigliere regionale di Fratelli d'Italia Sergio Berlato, nella quale si chiede che «la scuola non introduca ideologie destabilizzanti e pericolose per lo sviluppo degli studenti» e si invita anche ad introdurre nelle scuole dei corsi di esaltazione dell'eterosessualità, invitando le scuole ad indottrinare i ragazzi sul presunto «valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologia e sociale che ne consegue».
A chiarire la follia della norma è anche come fra le premesse si parli di «un’emergenza educativa» o come si dica che «l'educazione all'affettività è diventata sinonimo di educazione alla genitalità, priva di riferimenti etici e morali, discriminante per la famiglia fatta da un uomo e da una donna». Si sostiene anche che «in Paesi dove simili strategie sono state applicate, come in Inghilterra e in Australia, questo ha portato ad una sessualizzazione precoce della gioventù, con conseguente aumento degli abusi sessuali (anche tra giovani), dipendenza dalla pornografia, all'attività sessuale prematura con connesso aumento di gravidanze ed aborti già nella prima adolescenza, e all'aumento della pedofilia».
Tutte frasi che risultano un copia-incolla dalla petizione omofoba presentata al Presidente della Repubblica dall'associazione Provita Onlus, ora resa legge da chi pare non aver vergogna nell'usare come fonte una fra le realtà di istigazione d'odio più violente d'Italia.
Interessante è anche come la politica si sia ritrovata a scrivere le proprie teorie scientifiche anche in assenza di un qualsivoglia riscontro nel mondo accademico, come il sostenere che «la scissione tra il dato biologico e il dato psicologico non è solo impossibile, ma è anche pericoloso per lo sviluppo del bambino perché crea confusione, incertezza, doppiezza, laddove invece i minori chiedono certezza di ruoli e regole condivise».
Ancora una volta le istituzioni lanciano un messaggio malato al Paese, sostenendo che alcune persone debbano essere ritenute ideologizzate per il solo fatto di esistere e di chiedere rispetto. Si alimenta divisione, paura e violenza. Il tutto, peraltro, in una terra che le destre politiche hanno già gettato le basi di una una bomba ad orologeria in cui omofobia e xenofobia vengono coltivate dalle stesse istituzioni.
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