Arcigay Verona sul Lazzaretto

Spett. Giornale L’ARENA, scriviamo in riferimento all’articolo pubblicato sul vostro quotidiano in data 16 Luglio 2008 dall titolo: LAZZARETTO DIMENTICATO FRA ROVINE E DEGRADO a firma Giorgia Cozzolino.

SUL LAZZARETTO TROPPO PANICO MORALE E PIU’ DI UN SOSPETTO

Ci rendiamo conto che la finta bomboniera veronese non è la Amsterdam in cui un recente regolamento di polizia municipale ha “depenalizzato” il sesso nei parchi pubblici purché lo si faccia lontano dagli sguardi di chi potrebbe non gradire. E’ evidente che l’italica e padana passione per il panico sociale e morale non è il pragmatismo regolamentare olandese. Tuttavia questo continuo
insistere sui luoghi di incontro (foss’anche di sesso) tra uomini è un po’ sospetto e pericoloso: l’ultimo caso è l’articolo da voi pubblicato sulla questione del Lazzaretto.
E’ sospetta la mancanza di approfondimento sulla storia di questi luoghi, che risalgono ai primi passi della vita gay “clandestina” anche e soprattutto in questa città, non troppi anni fa quando non esistevano locali e circuiti commerciali, o tantomeno associazioni e internet, e le persone omosessuali erano “costrette” a ritrovare la propria identità e sessualità tra gli anfratti clandestini del lazzaretto o di altri luoghi di incontro all’aperto, lontani dagli sguardi degli amici, dei conoscenti, dei famigliari, dei vicini. Cosa che per alcuni è purtroppo ancora una regola di vita.
E’ sospetta la totale mancanza di una riflessione pragmatica su una realtà che è molto più generale ed equipara omosessuali ed eterosessuali nell’uso dei luoghi pubblici per gli incontri sessuali: le Torricelle, ad esempio, sono da sempre conosciute come luogo dove coppie eterosessuali vanno a riparare in macchina per fare ciò che non possono fare a casa propria sotto lo sguardo dei genitori o dei partner. Ma non abbiamo mai avuto il piacere di leggere articoloni sul degrado morale delle Torricelle, nonostante in certi luoghi fazzolettini e preservativi usati si sprechino. E’ sospetta la solerzia con cui si dipinge il solito quadretto sordido e allarmistico che equipara degrado e abbandono, pratiche nudiste estive, prostituzione immigrata, violenza e omosessualità, quasi a richiamare puntuale l’ennesima scure del sindaco che non dubitiamo si abbatterà, soprattutto se qualcuno potrà farci ghiotti affari privati mettendo tra parentesi qualche vincolo di troppo, com’è già accaduto al Lux o alle Cartiere. Con la giunta Tosi “lotta al degrado” non vuol dire recupero di bene pubblico: vuol dire affari privati indisturbati, più c’è degrado più si faranno affari indisturbati. In questo clima di panico morale si perde ogni sensibilità e visione sui mille atti di intimidazione e violenza fisica che in questi luoghi avvengono a danno delle persone omosessuali sfruttandone la caratteristica “invisibilità”, spesso richiamati proprio da notizie di stampa che fungono da legittimazione e da mappa per la caccia alle streghe morali della città. E i rari articoli su questi avvenimenti, a firma solitamente di Alessandra Vaccari, sembrano più un morboso appello all’intervento della forza pubblica per spazzare via il degrado morale, che una sincera preoccupazione per l’incolumità e il diritto alla sicurezza di alcuni nostri concittadini.
Come Arcigay siamo anche noi convinti che il Lazzaretto dovrebbe rientrare in un’opera di riqualificazione urbanistica e ambientale intelligente, essere bonificato dalle bombe inesplose e risistemato, perché è un bellissimo sito e come tale dovrebbe essere fruibile da tutti come parco attrezzato rispettoso delle caratteristiche storiche e ambientali del luogo. Ma se l’alternativa al luogo di incontro gay o di nudisti è l’affarismo speculativo che vorrebbe farci faraonici impianti sportivi in riva all’Adige, allora francamente preferiamo un Lazzaretto pubblico e allo stato brado.

Zeno Menegazzi - Presidente

Verona, 17 Luglio 2008